La magia dell’Hoggar.

Ogni luogo ha un odore unico e inconfondibile. Quello del deserto dell’Hoggar è magico perché riesce a catturare tutti i sensi, non solo l’olfatto. Nonostante siano passati tantissimi anni dal mio viaggio, ancora riesco a ricordarlo.

A quei tempi vivevo a Parigi e un mio caro amico, Fabrice, mi propose di fare un viaggio insieme nel cuore del deserto del Sahara, compiendo lo stesso cammino che Charles Eugène de Foucauld aveva percorso per raggiungere il complesso montuoso dell’Hoggar e ritrovare la fede.

L’idea di vivere questa avventura “mistica” ci entusiasmò così tanto che in pochi giorni riuscimmo ad arruolare con noi anche alcuni nostri amici e Ranieri, il mio fratello gemello. Il nostro gruppo di spedizione era finalmente pronto per il grande viaggio.

  

Il nostro pellegrinaggio nel silenzio.

La prima tappa della nostra avventura fu Algeri, la mia città natale. Il giorno dopo essere atterrati, partimmo per Tamanrasset, punto di partenza del nostro pellegrinaggio sulle tracce del padre eremita. Qui, in un villaggio sperduto con tanti tetti di paglia e tanta miseria intorno, ci unimmo a due Tuareg con numerosi cammelli a loro seguito. 

Per una settimana questi due principi con turbante blu ci avrebbero aperto le porte del deserto. Sarebbero state le nostre guide fisiche e spirituali. I nostri fedeli compagni di viaggio. 

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Mustafà, la nostra guida Targhi

Camminavamo più di 20 km al giorno, uno in fila all’altro, senza proferire nemmeno una parola. Il silenzio era interrotto solo da qualche brevissima pausa o inaspettato incontro.

Ricordo l’incredibile emozione quando a un certo punto vedemmo un ragazzino sbucare fuori dal nulla e porgerci, con un atto di profonda generosità, il bene più prezioso che stringeva tra le sue mani: una ciotola d’acqua. L’unico suono che si sentì echeggiare nella valle fu il click della mia piccola macchina fotografica.

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Toccare le stelle con un dito.

Anche le notti nel deserto sono magiche. Di solito ci accampavamo prima che facesse buio pesto. Mangiavamo rannicchiati uno accanto all’altro con una torcia accesa e un piccolo fuoco per scaldarci.

A un certo punto avveniva la magia: il nostro amico targhi urlava al cielo “Tillit” e, come d’incanto appariva la luna. Il suo fascio illuminava di colpo ogni roccia, granello di sabbia e volto umano.  

La notte dormivamo all’aperto chiusi dentro i nostri sacchi a pelo.
Il paesaggio attorno a noi si trasformava in un fondale teatrale fatto di montagne di cartapesta e stelle. Se volevi, potevi allungare il braccio e toccarle con un dito. Uno spettacolo di luce, pace e silenzio che non potrò mai dimenticare.

Ritornare un po’ bambini.

Come nel famoso viaggio nel deserto del Piccolo Principe di Saint Exupery, percorremmo vasti valli silenziose e incantate con gli stessi occhi dei bambini, assetati di curiosità e meraviglia.

Ricordo quella surreale sensazione di quiete interiore, scandita dal nostro lento avanzare verso il nostro sommo obiettivo: raggiungere la cima dell’Hoggar. 

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Un inizio dell’anno indimenticabile.

Arrivammo sulle vette del massiccio dell’Hoggar il 31 dicembre. Qui, a circa 2800 metri sul livello del mare, in questa terra desolata e magica, dominata da un paesaggio aspro e lunare, Charles de Foucauld scelse di condurre la sua vita da eremita.

L’altopiano dell’Assekrem, che in lingua tamasheq significa “fine del mondo”, ci tolse letteralmente il fiato per la sua bellezza così estrema. Passammo il Capodanno più bello della nostra vita, inebriandoci di luci e colori mai visti altrove. 

Sentii, per lunghi e indescrivibili attimi, il mio animo rinascere.

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Il vero deserto sta dentro di noi.

Ricordo un interessante passo del romanzo di Saint Exupery, quando il Piccolo Principe domanda al serpente: “Dove sono gli uomini? Si è un po’ soli nel deserto…” e il serpente gli risponde “Si è soli anche con gli uomini”

Una risposta che, dopo aver vissuto l’esperienza del deserto, ho custodito dentro di me insieme al mio bagaglio di ricordi ed emozioni. 

Perché, per quanto possa sembrare strano, non c’è stato un istante in cui mi sia sentito veramente solo. Il deserto ti riempie l’anima, molto più di tante cose e situazioni che si affollano nella nostra vita di tutti i giorni. L’assenza di esse viene colmata da tutto il resto. 

Scompaiono le luci della città, le macchine, i rumori, le persone. E ci sei solo tu, i tuoi passi sulla sabbia, il tuo respiro e il battito del cuore. 

Questo weekend vorrei farvi esplorare i luoghi più mistici.

Alcuni luoghi hanno lo straordinario potere di arricchire non solo la nostra vita, ma anche la nostra anima. Il deserto dell’Hoggar è uno di questi. 

Nonostante sia stato un viaggio molto faticoso, sono riuscito a immortalare con la mia piccola macchina analogica i momenti più intensi, che troverete pubblicati sul mio Profilo Instagram.

Terminato il viaggio nel deserto, vi mostrerò tanti altri luoghi mistici presenti in Europa, dove potrete ricaricarvi e, perché no, riconnettervi con voi stessi.