Quante maschere può indossare una persona?
Una, Nessuna, Centomila?
No, non è una bizzarra provocazione, piuttosto una riflessione che sorge quasi spontanea in chi come me frequenta la folle e affollatissima piazza dei social media da almeno 15 anni ormai.
Sia ben chiaro, non do alcuna accezione negativa alla “maschera”, anzi per molti versi è la cosa che più mi affascina sin da quando ero bambino.
Scegliere la maschera era un vero e proprio rituale nel periodo del Carnevale. Ricordo che quando ero piccolo mi piaceva molto travestirmi da cavaliere o da moschettiere, perché a quel tempo il mio immaginario era legato alle nobili gesta dei famosi personaggi dei romanzi di Dumas, che adoravo. Calarmi nei loro “panni” non era per me una semplice finzione, piuttosto l’espressione creativa ed amplificata del mio desiderio di superare le mie paure, di lottare e sconfiggere quei draghi che ogni tanto popolavano i miei sogni più tormentati.
Purtroppo non sono riuscito a trovare alcuna foto legata alle maschere d’infanzia, ma una più recente di quando ero ragazzo e con un mio caro amico ci eravamo acconciati per un party a tema “The Rocky Horror Picture Show”.
Crescendo il gioco è cambiato. Fondamentalmente perché non si tratta più di un gioco, né di un momento di festa o di evasione dalla vita quotidiana.
Le identità digitali sono le moderne maschere che indossiamo ogni giorno, create da ognuno di noi per mostrare ciò che di noi vogliamo far percepire agli altri, senza svelare tutto, ma solo quella parte più sociale, se vogliamo anche più interessante e attraente di noi stessi.
Oggi voglio mostrarvi il lato più folle di me.
Vera o immaginaria che sia, ogni maschera che mettiamo o incontriamo ci pone di fronte all’eterno conflitto tra verità e finzione, autenticità e falsificazione, identità e omologazione. Uno scontro tra forze opposte che ha la sua massima espressione in quella che considero la maschera più attuale di sempre: quella incarnata da Arthur Fleck nel film “Joker” di Todd Phillips, interpretato da un Joaquin Phoenix straordinario, di cui le mie foto sono un evidente omaggio.
Un film che ho voluto vedere appena uscito nelle sale, nonostante non sia mai stato un grande appassionato di fumetti. Un film cupo e per molti versi disturbante, perché ti sbatte in faccia quello che non sei pronto a vedere in te stesso e nemmeno negli altri. La fragilità, il disagio, l’anonimato e l’emarginazione.
Un personaggio molto più umano di quello che viene rappresentato nel fumetto. Che smette di essere bersaglio dell’indifferenza, dello scherno, dell’ingiustizia e del disprezzo della società solo quando riesce a scrollarsi di dosso la maschera da vittima che indossa nella vita di tutti i giorni, manifestando con rabbia e forza tutta la sua folle e autentica natura. Trasformandosi in Joker.
Nell’attesa dell’arrivo in sala di “Folie à Deux” ovvero Joker 2, ho inserito i frame che considero più significativi, come la mitica scena del ballo sulla scalinata.
Un potentissimo atto liberatorio che segna l’ascesa del personaggio, ma al tempo stesso anche la sua discesa verso gli inferi.
Cosa si nasconde dietro le tradizionali maschere veneziane.
Nonostante sia stato a Venezia parecchie volte, non ho mai avuto l’occasione di partecipare al suo famoso Carnevale, una delle manifestazioni più conosciute e apprezzate al mondo, le cui origini sono antichissime. La parola “Carnevale” viene fatta risalire al Medioevo e compare per la prima volta nel 1094 in un documento del Doge Falier, usata per indicare i “divertimenti pubblici”.
Il Carnevale di Venezia diventa festa pubblica ufficialmente solo nel 1296, con l’intento di “concedere” divertimento, sfogo e spettacoli a tutta la popolazione, anche ai ceti più umili. Infatti, proprio grazie alla “maschera” veniva garantito il totale anonimato, scomparivano le divisioni sociali e i cittadini potevano liberamente prendersi gioco delle regole, dell’autorità e dell’aristocrazia.
Quelle maschere in cartapesta dai lineamenti così accentuati ed eleganti esercitano ancora un incredibile fascino, perché emblema della città e simbolo della libertà da ogni convenzione sociale.
Questo weekend, festeggiamo insieme il FRAday Grasso.
Con le maschere possiamo vivere tante vite, l’importante è non trascurare quella vera. Ma almeno per un weekend concediamoci un po’ di divertimento e spensierata allegria.
Qual è il personaggio della realtà o della fantasia che vi piacerebbe impersonificare per un giorno?
Esprimete la vostra creatività. Oggi è FRAday Grasso!
Andrea Lopez Febbraio 9, 2024
Molto affascinante questa riflessione sulle maschere. Nei social ancora di più, ma nella vita in generale siamo abituati a dover mostrare una parte di noi, non sempre autentica, a volte per necessità o sopravvivenza nel tessuto sociale e nell’ambiente professionale. In effetti però capita anche che inganniamo noi stessi, pensando di essere in un certo modo e magari ostinandoci a cercare di incarnare un’immagine di noi stessi che vogliamo dare agli altri, che può non corrispondere alla nostra vera essenza. D’altra parte ognuno di noi ha tante sfaccettature, e sebbene delle caratteristiche peculiari esistano e ci rendono unici e diversi l’uno dall’altro, l’essere umano secondo me non si può incasellare troppo. Siamo in grado di cambiare gusti e desideri, siamo mutevoli nel corso della vita, certamente all’interno dei nostri tratti distintivi e delle nostre attitudini e abitudini.
Se dovessi pensare ad una maschera da indossare per un giorno mi è venuta in mente quella di Batman, un supereroe con dei lati un po’ oscuri ma che si batte per i diritti dei più deboli, contro l’ingordigia e l’arroganza dei potenti. Grazie per lo spunto.
FFG Febbraio 10, 2024
Caro Andrea ti ringrazio per aver condiviso i tuoi pensieri sempre cosi profondi e delicati
Roberta Febbraio 10, 2024
Un intrigante FRAday bifronte, che fa tanto riflettere sul tema del “doppio”. Tra mistero, travestimento, ambiguità, identità “phygital”, rappresentazione scenica del reale. Tanti gli interrogativi: chi si nasconde dietro una maschera, maschera digitale o maschera dell’apparenza, copre la sua vera personalità e tradisce se stesso oppure, al contrario, la rende ancora più evidente ingigantendo le sue insicurezze, creando un se stesso che non esiste? Aveva ragione Pirandello fautore delle due identità umane, la maschera personale, quella anagrafica, e la maschera collettiva assegnata dalla società, oppure Oscar Wilde quando affermava: ? Insomma giù la maschera o su la maschera? Un FRAday masquerade affascinante anche per le tue fotografie che emozionano e stupiscono perché sanno trasformare maschere (apparentemente) inanimate in maschere parlanti. In maschere dell’anima.
Luca Febbraio 12, 2024
È sempre un piacere leggerti!!!
FFG Febbraio 13, 2024
Grazie grande Luc
Cristiana Febbraio 13, 2024
Mi ha sempre molto affascinato la figura di Fernando Pessoa poeta e scrittore portoghese che amava firmarsi con nomi diversi: Ricardo Reis, Alvaro de Campos, Alberto Caeiro. Per ognuno ha inventato una biografia delineandone un carattere differente e capace di esprimersi con un’arte poetica sempre nuova e originale. Questo affidarsi a una molteplicità di voci testimonia la crisi di chi è alla ricerca di un equilibrio per sé e per il proprio tempo.
Tante maschere dunque, tanti nomi i cui forse ciascuno di noi naviga cercando di definire il proprio io. Quando scegliamo una maschera proviamo a mostrare forse il lato nascosto, quello che però in parte ci caratterizza.
Per chi mi vorrei mascherare? Da strega, da chiromante che indaga e indaga il futuro usando l’arte della magia per calarsi nelle profondità del mistero in cui siamo immersi.
voci
poetica
FFG Febbraio 13, 2024
Grazie cara Cristiana. bellissimo commento, e scritto divinamente. Ho capito adesso perché tuo figlio scrive cosi bene