Un nuovo viaggio AI confini dell’immaginazione.
Il titolo di questo FRAday è un mio omaggio a uno dei più grandi capolavori di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio.

immagine copertina film presa da Google
Un film straordinariamente visionario per l’epoca, che ha saputo toccare e anticipare temi molto importanti e delicati, primo fra tutti il rapporto tra “tecnologia e uomo”.
Un viaggio nel futuro immaginato, in cui il grande maestro del cinema ci chiede di lanciarci in questo percorso verso l’ignoto, lasciandoci l’arduo compito di scavare dentro le nostre insicurezze, paure ancestrali, resistenze mentali e dubbi per trovare dentro di noi le risposte.

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Ho scelto questo film perché quando mi ha contattato il mio amico Mauro Gentile per chiedermi di moderare il dibattito della seconda giornata del Convegno di Villorba, Artificial Intelligence in Agorà (AIA), anch’io come tantissime persone appassionate di tecnologia stavo vivendo l’avvento dell’intelligenza artificiale con una certa curiosità, ma anche con un leggero senso di preoccupazione.
Diario di bordo del Festival AIA 2023.
Siamo entrati nel 20AI: un’era di profonde e veloci trasformazioni tecnologiche che non hanno più a che fare con la fantascienza, eppure nonostante l’intelligenza artificiale sia entrata già abbondantemente nella nostra vita quotidiana attraverso strumenti che noi tutti utilizziamo (penso ad esempio a Siri o ad Alexa), in molte persone prevale ancora una forte resistenza e un atteggiamento apocalittico nei confronti dell’evoluzione tecnologica in atto.
L’avvento dell’AI è davvero una catastrofe come si legge in moltissimi articoli pubblicati e condivisi in rete? L’umanità sarà veramente distrutta da un esercito di cloni e robot assistenti che prenderanno il sopravvento sul nostro tempo e sulle nostre vite?
L’obiettivo del Convegno Artificial Intelligence in Agorà, unico nel suo genere in Italia per la sua visione globale, è stato quello di informare, di rassicurare e, soprattutto, di fare chiarezza sui rischi ma anche sulle importanti opportunità di questa nuova tecnologia.

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Luciano Franchin, docente di Filosofia e presidente di BiblioTreviso, ci racconta l’evento in questa interessante intervista.
Insieme agli ospiti presenti al convegno abbiamo parlato dell’impatto dell’AI sui temi più attuali: Guerre, Medicina, Cybersecurity, Lavoro ed Etica.
Come l’AI sta cambiando gli scenari di guerra.
Ho incontrato il tenente colonello dell’Aeronautica militare Angelo Anglani la sera prima del convegno a cena, dove mi ha raccontato tante cose fuori onda che purtroppo non potrò citare in tale sede. Vi assicuro però che tutto quello che leggerete e ascolterete vi fornirà delle utili chiavi di lettura sul rapporto tra AI e i moderni conflitti.
Durante l’incontro non abbiamo parlato di soldati robot o di guerre stellari, ma di strategie militari che verranno sempre più “rafforzate” dall’AI.

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Se l’intelligenza artificiale è in grado di offrire un indubbio vantaggio strategico nei contesti di guerra con la possibilità di fornire un’immagine più precisa di ciò che sta accadendo in una situazione di combattimento, fornendo dati più accurati e limitando quelli definiti come “danni collaterali”, è anche vero che attraverso questa tecnologia le campagne di propaganda, disinformazione e manipolazione potranno diventare molto più pericolose e virali, trasformandosi in veri strumenti di cyber warfare volte a indebolire e a screditare l’avversario, usando dati e argomentazioni per spingere l’opinione pubblica a prendere una determinata posizione nei confronti del conflitto.

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In questa nuova dimensione di guerra sempre più “immateriale”, “automatizzata” e “teleguidata”, sarà quindi fondamentale non solo gestire le nuove tecnologie in modo più consapevole, ma soprattutto lasciare all’intelligenza umana la responsabilità strategica e decisionale che nessuna “macchina” e tecnologia potrà mai eguagliare.
Se volete approfondire questa tematica su AI e Guerre, vi invito ad ascoltare l’intervento del tenente colonnello Anglani cliccando il seguente link.
L’AI per migliorare la diagnosi e la cura dei pazienti.
Il campo che beneficerà forse più di tutti dei vantaggi offerti dai sistemi di intelligenza artificiale è quello della medicina: strumenti radiologici che vedono oltre lo sguardo umano, l’accumulo e l’analisi dei big data per rendere le diagnosi sempre più precise e la prevenzione sempre più anticipata, ma anche l’abbattimento di liste d’attesa e di ricoveri spesso inutili.

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L’uso dell’AI in medicina servirà a migliorare il rapporto medico paziente che è la prima chiave della cura: l’analisi dei dati sarà fatto dall’AI, lasciando più tempo ai medici per visitare i propri pazienti e dare loro quello che le macchine non possono offrire: l’empatia.
Come mi ha infatti spiegato Francesco Benazzi, direttore dell’ULSS2 di Treviso:
Il contributo umano è fondamentale […] l’AI porterà meno errori… e darà la possibilità al medico di avere più tempo libero per il dialogo, per parlare, per umanizzare il rapporto con il paziente.
Se volete vedere la sua intervista integrale, cliccate qui.

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Altro tema fondamentale riguarda la Ricerca: il fatto di disporre di tecnologie evolute che analizzano una quantità enorme di dati, permetterà alla ricerca di fare passi da giganti per diagnosticare precocemente le malattie, offrendo cure sempre più personalizzate e mirate.
Vincenzo Papes, amministratore delegato del Gruppo Centro di medicina, ha sottolineato un aspetto a mio avviso molto interessante usando il termine “alla moda” per le tecnologie mediche arricchite di AI:
Oggi se non si compra un’apparecchiatura con l’AI tutti pensano che sia un apparecchio vecchio […]
Se volete vedere la sua intervista integrale, cliccate qui.
Ultimo tema affrontato è quello dell’invecchiamento della popolazione, che ho approfondito con Giorgio Pavan, direttore generale dell’I.S.R.A.A, la più grande RSA del Veneto, che ha ipotizzato un possibile futuro con robot di compagnia per rispondere ai nuovi bisogni assistenziali.

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La presenza di un robot potrà ad esempio supportare l’anziano nelle attività quotidiane e nella gestione delle terapie, monitorare lo stato di salute, diminuire i deficit cognitivi, migliorando in qualche modo la qualità della vita del paziente.
Se volete vedere la sua intervista integrale, cliccate qui.
Il ruolo dell’AI nella Cybersecurity.
Il settore della cybersecurity è uno degli ambiti in cui l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo sempre più decisivo. Per affrontare questo argomento ho intervistato Luca Sambucci , esperto di AI e Cybersecurity, di cui riporto una frase che considero emblematica, perché esprime il senso dell’intero discorso:
Attaccare è economico, difendersi lo è molto di meno.

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Come mi ha infatti spiegato, difendersi dagli attacchi è molto più difficile che attaccare:
Nella sicurezza informatica, c’è questa asimmetria dove per l’attaccante è sufficiente aver successo una sola volta anche su 10,000 attacchi, mentre in difesa ci si deve difendere 10,000 volte.
Se volete vedere la sua intervista integrale, cliccate qui.

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Sono tanti i nuovi sistemi per proteggerci e bloccare preventivamente gli attacchi, ma il vero punto critico del rischio AI sta nel fatto che se cade nelle mani sbagliate, rischiamo che si verifichino gli scenari catastrofici di cui tutti parlano.

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Un altro argomento molto dibattuto nell’ultimo periodo è quello che riguarda Chat GPT, di cui ho parlato sia con Luca Sambucci che con Marcello Pelillo, docente di computer science all’Università Ca’Foscari.

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Entrambi hanno la stessa opinione al riguardo: anche se il sistema può sembrare intelligente, in realtà non lo è e non lo sarà mai. È facile trarlo in inganno e verificarne i limiti, ma c’è chi ci ha persino scritto libri o che lo utilizza per mails, messaggi post, senza curarsene, perché viviamo in una nuova società, definita da Michele come la “società della pigrizia”.
Un’altra trasformazione nel mondo del Lavoro.
Non è una novità: la tecnologia ha SEMPRE trasformato il mondo del lavoro – basti pensare ai bancomat che hanno eliminato le persone alla cassa, ma sono stati creati anche nuovi lavori più qualitativi.
Un’interessante indagine di Goldman Sachs rivela che l’Intelligenza Artificiale cancellerà circa 300 milioni di posti di lavoro, ma ne creerà dei nuovi accrescendo la produttività. Una vera rivoluzione.

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Le aziende dovranno quindi rivedere i loro modelli di business, perché l’AI avrà un impatto forte su come verranno fatte le cose e modificherà completamente il rapporto azienda/cliente.
Come mi ha spiegato Lorenzo Ruggieri, expert partner di Bain & Company:
L’intelligenza artificiale generativa cambierà il dialogo tra azienda e cliente […] E migliorerà la qualità del servizio.
Se volete vedere la sua intervista completa, cliccate qui.
L’innovazione non si può fermare, fa parte del nostro processo evolutivo. Il punto è che dobbiamo cercare di cavalcarla e usarla per crescere, aprire la mente ed essere flessibili per non farci guidare da lei, ma guidarla noi: l’equazione vincente sarà sempre Uomo/Macchina.

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Molti nuovi lavori saranno infatti legati alla tecnologia ma, anche in questo caso, la dimensione umana rimarrà fondamentale. L’aspetto interessante su cui spesso non si focalizza abbastanza è che con il tempo “guadagnato” dal lavoro delle macchine, potremo tutti progredire e “reinventarci”, magari imparando qualcosa di nuovo, come mi suggeriva Luca Sambucci.
La cultura dell’innovazione dev’essere guidata sempre dall’educazione.
Lo sviluppo tecnologico ha sempre portato con sé questioni etiche, fino a rimettere in questione la nostra libertà di scelta. Dobbiamo sempre salvaguardarla.
Come infatti afferma Luciano Franchin, filosofo e ideatore del convegno:
La libertà è una condizione fondamentale per sostenere il peso del mondo.
Se volete vedere tutta la sua interessante intervista, cliccate qui.
L’educazione dei genitori, la scuola, la comunicazione istituzionale sono elementi fondamentali per guidare i giovani nelle scelte che faranno nella vita, creare in loro un senso di responsabilità. Ma soprattutto per aiutarli a comprendere ciò che è l’AI e ad usarla “responsabilmente”, rispettando il prossimo e se stessi.

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Il filosofo termina la sua intervista sottolineando un aspetto etico estremamente importante:
L’AI è un grande accumulo di dati. Dove vanno a finire questi dati? Chi ne è in possesso? Sono le nostre vite che consegniamo ad altri, a qualcuno, ai grandi operatori AI. Facciamo una riflessione su questo. Qualcuno dovrà impedire che questi dati possano essere utilizzati senza che lo vogliamo.

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Questo weekend voglio presentarvi un’amica speciale.
Lei si chiama Victoria, ma non è umana.

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È un robot di ultima generazione: un simulatore di parto che l’Ulss 2 ha acquistato per formare i suoi giovani medici. Ho avuto il piacere di conoscerla e di intervistarla per voi. Se siete interessati a scoprire cosa fa Victoria e quali vantaggi offre il suo utilizzo in campo medico, vi invito a cliccare questo link.
Termino questo lungo FRAday immersivo con una piccola riflessione che si ricollega al titolo iniziale. Perché il viaggio nel futuro non è mai scontato nè tantomeno prevedibile. Ma l’unica cosa che possiamo fare per non trasformarlo in un’odissea è utilizzare la nostra intelligenza umana per comprendere la nuova tecnologia e sfruttare le sue enormi potenzialità per generare progresso e migliorare la nostra vita. Voi cosa ne pensate? I miei canali social Facebook e Instagram sono aperti al dibattito.
20AI. Salite a bordo, oggi è FRAday.

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Marco Giugno 9, 2023
Magnifico reportage. In questo momento l’AI è come il progetto manhattan ma in mano a società private, il cui lato oscuro è incontrollabile…
Valentina Giugno 9, 2023
Dobbiamo resistere alla tentazione di pensare che stiamo vivendo in un film di Terminator: non è uno scenario realistico. Ciò che è realistico, invece, è temere le conseguenze della creazione di un’intelligenza non umana con un potere computazionale maggiore di quello che abbiamo noi. Stimo con un’altissima probabilità che ci saranno anche conseguenze indesiderate e dobbiamo stare attenti a non creare un motore di distruzione, anche accidentalmente.
FFG Giugno 10, 2023
Hai ragione Vale
Marco Giugno 9, 2023
Magnifico reportage, in questo momento l’Ai è come il progetto manhattan ma in mano a società private, il cui lato oscuro è incontrollabile…
FFG Giugno 10, 2023
Grazie Marco
Andrea Lopez Giugno 9, 2023
Molto interessante e approfondito questo lavoro. Soprattutto aiuta a comprendere quanto le macchine possano aiutare l’uomo se quest’ultimo le programma in modo consapevole e per il bene della comunità. Da sole le macchine non possono prendere il sopravvento, è sempre l’uomo che dà il comando. Il pericolo può risiedere solo nell’uso scriteriato e senza scrupoli. In contesti di guerra reale sul campo o cibernetica, il rischio di fare disastri è dietro l’angolo, specialmente se immaginiamo che basta “premere un tasto” per innescare processi a catena che possono essere devastanti e difficilmente reversibili dopo aver preso il via. Ma a premere quel bottone è sempre l’uomo.
Con questo reportage ci apri gli occhi però soprattutto riguardo ai benefici che l’AI può portare, penso al mondo della medicina, della ricerca, dell’assistenza, e tanto altro.
Grazie Francesco, to be continued.
FFG Giugno 10, 2023
Grande Andrea… to be continued
Maria Chiara Giugno 10, 2023
Secondo me l’espressione intelligenza artificiale è fuorviante: andrebbe definita non-umana o addirittura aliena. L’aspetto inquietante è che questi modelli di linguaggio possono fingere di simulare l’intelligenza umana, possono sembrare come noi, ma non pensano affatto come noi. È un’illusione. Dobbiamo riconoscere e chiarire a noi stessi che abbiamo a che fare con un tipo di intelligenza molto diverso, perché l’IA giunge a conclusioni molto diverse dalle nostre. Per esempio, gioca a scacchi in modo diverso, non-umano. Se la usassimo nei sistemi di difesa, prenderebbe decisioni strategiche e tattiche diverse dai comandanti umani. Quindi il termine intelligenza artificiale non mi piace perché sottostima la misura in cui è stata creata una forma completamente diversa di intelligenza non-umana.
FFG Giugno 10, 2023
Maria chiara sono d’accordo con te; per questo il tenente colonnello Anglani (ho appena postato su FB (precedentemente su Youtube) la registrazione del convegno su “A.I. e guerre”) cita la guerra di Austerlitz che la cosiddetta artificiale avrebbe sicuramente “bocciato” eppure vinse Napoleone
Jessica Giugno 10, 2023
In realtà avete tutti ragione a metà, ci sono molti aspetti positivi nell’AI, in particolare nel campo della ricerca medica e scientifica. Prendiamo il caso di AlphaFold, un programma di intelligenza artificiale sviluppato da DeepMind per predire la struttura tridimensionale delle proteine: ha reso possibili enormi scoperte che avrebbero richiesto decenni ai ricercatori umani. Non voglio sembrare un luddista, contrario al progresso tecnologico, ma penso sia importante riconoscere che nel mondo della tecnologia militare, per esempio, l’AI potrebbe diventare straordinariamente pericolosa.
FFG Giugno 10, 2023
Jessica era questo il messaggio del mio FRAday : Lo sviluppo positivo dell’A.I. dipende da noi umani, e ci sono certamente Aree più rischiose di altre
Marco Giugno 10, 2023
Feancesco questo è vero, ma possiamo fidarci degli umani? La dinamite, per esempio, è stata inventata da Nobel per aiutare i minatori, ma subito è stata usata per rapinare le banche…
FFG Giugno 10, 2023
Marco di te mi fido……..
Emanuela Giugno 12, 2023
Dirigendo una scuola coltivo la speranza e credo che possiamo educare alla consapevolezza digitale ed al pensiero critico coloro che useranno questi mezzi
FFG Giugno 12, 2023
Emanuela me lo auguro anche io. Lo sviluppo critico e consapevole di queste tecnologie dipende molto dall’educazione
Roberta Giugno 10, 2023
Per chi come noi ha immaginato il futuro tra le pagine di Asimov e tra i fotogrammi al rallenty di 2001 Odissea nello spazio (geniale il tuo titolo 20A1), per chi sta assistendo all’evoluzione della fantascienza in scienza, questo FRAday é un appassionante reportage scientifico e globale che porta ad una conclusione: più che dell’intelligenza artificiale c’è da aver paura della stupidità umana. É il momento di sfidare AI, di riflettere, proprio leggendo il tuo FRAday, sul confine labile tra realtà e irrealtà, di riaccendere finalmente il pensiero critico, come dall’avvento dei social abbiamo fatto sempre meno, per consentire che al centro restino sempre i sentimenti, la verità e la coscienza. Questa no, non replicabile.
FFG Giugno 10, 2023
Grazie Roberta il tuo sguardo critico sulla società è sempre ben centrato e misurato
Giovanni FG Giugno 13, 2023
Grazie Fra per questo sintesi completa e fatta egregiamente, bel lavoro.
L’unico mio dubbio è che è relativamente facile e piacevole parlare degli aspetti positivi dell’AI con qualche aspetto negativo, come di qualsiasi breakthrough tecnologico passato (vedi internet, il telefono, l’elettricità, la rivoluzione industriale, ecc.), facendo magari passare i scettici per i soliti negativi, troppo attaccati al passato, rispetto a chi è pronto ad abbracciare il cambiamento, un cambiamento peraltro inevitabile.
Ma l’AI presenta degli aspetti che rendono questa nuova rivoluzione molto più rapida ed con effetti potenziali (positivi ma soprattuto, secondo me, negativi) imprevedibili e possibilmente drammatici (molti parlano di rischio di estinzione della razza umana – decisamente negativo per noi anche se verosimilmente positivo per la Terra ed il Cosmo…). Il brillante storico e filosofo Yuval Noah Harari li descrive in modo estremamente chiaro e preoccupante in questa video: https://www.youtube.com/watch?v=LWiM-LuRe6w
FFG Giugno 13, 2023
Grazie Gio. Per me è più difficile parlarne bene, perché controcorrente. E non mi fraintendere ci sono rischi enormi con l’AI se non gestita in modo etico e responsabile, anche se Yuval dice che è oramai troppo tardi per tornare indietro.
Maria Giugno 17, 2023
Reportage splendido, complimenti Francesco
FFG Giugno 23, 2023
Grazie Maria