La mia estate tra vette e Arte.

È stato difficile ritornare a Roma dopo l’incredibile viaggio trascorso in Corsica con le sue acque cristalline e le sue meravigliose riserve naturali.  Il solo pensiero di rimettere piede sui carboni ardenti dell’asfalto romano già mi “destabilizzava”.

Così, dopo appena quattro giorni di tolleranza all’afa, ho deciso di rimettermi nuovamente in moto per fuggire dalla morsa di caldo dei primi giorni di agosto, impostando il navigatore della mia nuova Captur Full Hybrid su una destinazione decisamente più fresca e vivibile: le Dolomiti.

Viaggiare per me è una sorta di liberazione.  Liberarsi dalle zavorre quotidiane. Lasciarsi alle spalle ansia e stress. Stravolgere le proprie abitudini. Cambiare il ritmo alle proprie giornate. Fare nuovi incontri. Ammirare paesaggi e colori diversi. Dare un nome a luoghi immaginati o poco conosciuti. Soddisfare la propria sete di conoscenza. 

Alla scoperta dei Monti Pallidi. 

Forse non tutti sanno che le Dolomiti vengono chiamate “Monti Pallidi” proprio per lo straordinario colore lunare di queste maestose e magiche rocce, avvolte d’incanto e di misteriose leggende. 

Una di queste racconta la storia di un Regno ricco di boschi e di prati fioriti, dove tutti gli abitanti erano felici e in armonia con la natura. Tutti tranne il figlio del re e la principessa della Luna, uniti in matrimonio e da un triste destino che li condannava a vivere separati per sempre: il giovane principe non poteva infatti vivere con la luce intensa della Luna rischiando di perdere la vista, mentre la sua bellissima sposa non sopportava la vista delle cupe montagne e degli ombrosi boschi che le causavano malinconia e tristezza. Nel suo disperato vagare, un giorno il giovane principe s’imbattè nel Re dei Salvani, un piccolo e simpatico gnomo alla ricerca di una terra per il suo popolo. Dopo aver ascoltato la sua dolora storia d’amore, lo gnomo decise di aiutare il principe proponendo di rendere lucenti le vette del regno, in cambio del permesso di poter abitare i suoi boschi. Fu grazie a questo patto che la principessa potè ritornare a vivere sulle Dolomiti riunendosi al proprio amato.

Un vero incantesimo della natura, la cui magia si ripete dall’alba al tramonto abbracciando ogni senso con i suoi meravigliosi colori, profumi, laghi fatati e splendide vallate. Un viaggio ai confini dell’immaginazione.

L’importanza del campo base. 

Come tutti sanno le distanze in Montagna sono molto più lunghe per le tantissime curve e ripidi pendii che costringono i viaggiatori esperti a una tabella di marcia ben calcolata nel minimo dettaglio, soprattutto perché il meteo cambia spesso.

Per questo è fondamentale scegliere un posto strategico che permetta di raggiungere in tempi brevi i posti più belli che si vogliono scoprire e percorrere.  

Nel mio caso il campo base scelto è stato Luson, un caratteristico villaggio montano situato nella Valle Isarco, molto tranquillo e ricco di tradizioni, a soli 15 minuti di strada dal Passo delle Erbe, la mia principale meta di viaggio.

Sveglia alle 6:30 ogni mattina senza bisogno di impostare lo smartphone. Il simpatico belato di due pecore sotto al balcone della mia camera d’albergo ha accompagnato il mio quotidiano risveglio, facendomi sentire parte di un piccolo mondo in perfetta armonia con i ritmi della natura.

Una giornata da “Cliffhanger”. 

Ritrovarsi con un gruppo di amici al parcheggio nei pressi dell’Ütia de Börz per condividere un’avventura insieme è stato fantastico e al tempo stesso rassicurante. La nostra escursione è iniziata percorrendo i bellissimi prati del Sasso Putia all’interno del Parco Naturale Puez-Odle.

Un percorso ad anello inizialmente molto piacevole, ma quando abbiamo cominciato a salire il canalone lungo il ruscello fino a giungere alla forcella Putia a 2.357 mt le cose si sono fatte più serie, soprattutto per me che nell’entusiasmo della partenza avevo dimenticato di mettere in valigia la cosa più importante per un escursionista: le scarpe da trekking! 

Dopo una breve pausa, ho deciso di superare i miei limiti e con i più valorosi del gruppo, Gregory e Paolo, di raggiungere la vetta a 2,875 mt. 

Il sentiero roccioso attrezzato è adatto a chi ha un minimo di esperienza di montagna, alle persone dal passo sicuro e a chi non soffre di vertigini, ma la fatica, vi assicuro, è ripagata da una splendida vista sulle alte vette dolomitiche circostanti e dalle Alpi della Zillertal

Al ritorno, abbiamo fatto tutto il Giro del Sasso Putia ritornando al Passo delle Erbe. Una scarpinata lunga 20 km di sali e scendi, durante la quale ho scoperto con piacere di avere ancora una certa prestanza fisica, nonostante il poco allenamento e le scarpe da ginnastica. Per una giornata mi sono sentito un vero Cliffhanger!

In cima a RespirArt: il più alto parco d’Arte del mondo. 

La natura è già un’opera d’arte, ma visitare una mostra d’arte immersi nella natura ad alta quota è davvero un sogno per chi come me ha un cuore green e creativo. 

Photo FFG

RespirArt è il Parco d’arte più alto al mondo. Si trova nella Val di Fiemme in Trentino e si sviluppa tra i 2000 e i 2200 mt. Per arrivarci bisogna lasciare l’auto a Pampeago e salire in vetta in seggiovia. 

Una volta raggiunto il rifugio, si entra in un immenso museo a cielo aperto, con installazioni artistiche che dialogano e interagiscono con la natura in continua trasformazione, con i suoi vari mutamenti e cambiamenti atmosferici.

Molto interessante l’opera “Simbiosi” dell’artista svedese Hannah Streefkerk che ha adagiato ricami di licheni su quattro pini: un lavoro lento, svolto in completa simbiosi con i tempi dilatati della natura, dove l’opera cambia forma nel tempo.

Un’altra opera che mi ha particolarmente colpito è “Natura viva” di Mauro Lampo Olivotto, un quadro interattivo che incornicia la sacralità della Natura.

Dalle vette lunari al Mart, un viaggio ai confini dell’immaginazione.

Passando per Rovereto non potevo non fermarmi in uno dei più importanti musei di arte moderna e contemporanea d’Italia, il Mart

Dalla cupola in vetro e acciaio dell’archistar Mario Botta fino al genio creativo di Giuliano Vangi che Sgarbi definisce il più grande scultore italiano vivente, il Francis Bacon della scultura, passando per i colori vivaci di Alex Katz con la sua “pittura dolce”. 

Un percorso espositivo che mi ha lasciato senza fiato, realizzato in un contesto davvero eccezionale che è stato concepito come un vero e proprio paesaggio contemporaneo, costellato di 20.000 opere dei maggiori esponenti nazionali e internazionali dei principali movimenti artistici del Novecento.

Visitare il Mart è stato un po’ come atterrare su un altro Pianeta, pieni di stimoli emozionali e sensoriali. È qui che ho scoperto Giuliano Vangi e la sua incredibile intensità scultorea. La sua energia creativa attraversa la materia, i metalli, i marmi, le resine, trasferendo le emozioni e le inquietudini legate al presente.

Che dire di Alex Katz? Le sue opere sono un omaggio alle cose semplici e belle della vita. Una ventata di colore, vitalità e gioiosa atmosfera sospesa che ci ricorda che possiamo essere felici nonostante tutto. 

Le sue trenta tele di grandi e grandissime dimensioni mi hanno fatto sentire protagonista di questa Vita Dolce, lontana dalle fonti di stress quotidiano dimenticando per un attimo che stavo per rientrare a Roma.

Questo weekend portiamo in alto le nostre emozioni. 

Non c’è cosa più bella di vivere l’estate immersi nei colori e nei suoni della natura, respirando aria di pace e benessere e contemplando paesaggi incontaminati. Questo weekend ho preparato per voi il mio tour emozionale nelle Dolomiti per percorrere insieme tutto quello che i miei occhi hanno ammirato durante questa movimentata estate. 

Se avete voglia di scoprire le magiche sfumature di questo incredibile itinerario tra vette, vallate e arte, potete visitare i miei canali Instagram e Facebook.

Godetevi il viaggio. FRAday è tornato.

Photo FFG