L’Arte come strumento di inclusione.

Lo sguardo dell’artista ha un potere straordinario. È capace di andare oltre gli schemi della cultura dominante. Abbattere muri e pregiudizi. Ma soprattutto, può liberare gli orizzonti ristretti dalle troppe retoriche prevalenti e mostrare quello di cui spesso nessuno parla.

Photo FFG

La lezione più importante che ho imparato facendo fotografia è stata che per ottenere un bello scatto non è sufficiente allenarsi, scattare, scattare e scattare, ma è prima di tutto necessario “rieducare lo sguardo”, aprendolo a molteplici punti di vista e provando a osservare il mondo in modo più autentico e profondo.

L’india ha prima “accecato” e poi liberato il mio sguardo.

Partire per l’India è stata l’esperienza più visiva e inclusiva della mia vita.

Come la maggior parte degli appassionati di fotografia, il principale motivo che mi ha spinto a partire è stato la ricerca del colore.

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Una volta messo piede a Nuova Delhi, però, ho capito che quello che stavo cercando era tutt’altro.

L’India ti attraversa gli occhi e il cuore. È un Paese pieno di forti contrasti, ma anche uno dei pochi capace di affascinarti per la sua straordinaria bellezza e al tempo stesso “disturbarti” e spaventarti per le condizioni di estrema povertà in cui vive l’intera popolazione. I primi giorni sono stati i più terribili. I miei occhi da occidentale vedevano solo miseria, sporcizia e crudeltà. Poi, come d’incanto, si sono sbloccati e sono riusciti a vedere la straordinaria umanità, dignità e spiritualità di cui è davvero ricco il Paese.

Photo FFG

Dalle migliaia di foto scattate durante il mio ultimo viaggio in India è nato il progetto fotografico “Grazie”, portato nelle sale di Palazzo Farnese l’8 marzo 2013, in occasione della mostra Parlons d’Elle per riflettere sulle tematiche femminili.

Fu proprio durante quell’evento che incontrai Doris, un’appassionata d’arte che rimase così colpita dal mio reportage che decise di acquistare una foto in esposizione.

Photo FFG

La mia partecipazione a “Together We Art”. 

Fu proprio “grazie” a quella foto che Doris e io abbiamo stretto amicizia, restando in contatto per tantissimi anni, fino a quando l’anno scorso ho ricevuto da lei l’invito a partecipare alla mostra di fund raising Together We Art donando una delle mie foto del reportage all’associazione Life Project 4 Youth di Laure e John Delaporte, una coppia straordinaria che ha scelto di lasciare tutto per dedicare la loro vita e il loro impegno a tutti i giovani senza speranza e opportunità.

Locandina

La foto che ho scelto di donare l’ho chiamata “Hope”, proprio perché la speranza è ciò che serve ai giovani per elevare la loro vita, allontanarsi dalle condizioni di sofferenza e liberarsi dalle catene invisibili dell’indifferenza della maggioranza delle persone.

Photo FFG – “Hope”

La nuova scelta di vita di Laure e John.

Laure e John, i fondatori di LP4Y, sono due persone di grande umanità e coraggio.

Photo FFG – Laure e John Delaporte

Una famiglia numerosa, come lo sono gran parte delle famiglie francesi, ma completamente diversa da tutte le famiglie tradizionali. Nonostante i cinque figli, un’ottima posizione sociale e una società di marketing ben avviata, Laure e John a un certo punto della loro vita hanno avvertito una sensazione di disagio per tutto quello che avevano creato insieme e al tempo stesso di “urgenza” di fare qualcosa di importante anche per gli altri.

Per capire meglio cosa fare e che nuova direzione dare alla propria esistenza, decidono di “lasciare tutto” e di fare il giro del mondo.

Come mi hanno loro stessi raccontato, è stato proprio durante il loro viaggio di ricerca che hanno scoperto quello che definiscono “il mondo indecente”, popolato di giovani che vivono in condizioni di estrema povertà, tagliati fuori dal futuro.

Photo LP4Y

I dati che mi hanno mostrato sono allarmanti: oltre 700 milioni di giovani non hanno educazione, non hanno lavoro e non hanno accesso alle cure sanitarie.

Sono giovani senza speranza.

Photo LP4Y

Tornati dal loro lunghissimo viaggio, Laure e John hanno capito cosa dovevano concretamente fare per questi ragazzi e ragazze: essere accanto a loro, trasferire la propria esperienza, conoscenze e strumenti professionali per aiutarli a “farcela da soli” ed uscire da quel mondo “informale” fatto di sofferenza ed esclusione sociale.

Ridonare autostima e speranza nel futuro attraverso il lavoro.

Grazie ai progetti portati avanti da LP4Y in tutto il mondo, in particolare in Asia, America e in Europa, oggi il 72% di questi giovani sono finalmente riusciti ad essere integrati nella società formale.

L’obiettivo dell’associazione è infatti quello di sviluppare soluzioni innovative per l’integrazione professionale e sociale dei giovani in estrema povertà, che non potrebbero mai avere accesso al mondo economico formale senza quel coaching professionale offerto da LP4Y.

Photo LP4Y

Sostenibilità è la parola chiave. Si tratta quindi di bilanciare le risorse economiche per dare pari opportunità a tutti e permettere a chi è più sfavorito di trovare un posto nella società, rendendoli autonomi per crearsi il loro futuro.

Photo LP4Y

Mi ha colpito molto una frase di John quando mi ha parlato dei suoi ragazzi:

in ogni giovane incontrato negli slums puoi scoprire una carica di energia straordinaria. Se li aiuti ad accenderla e dai loro la giusta opportunità possono brillare ed essere addirittura meglio di noi”.

I piccoli lustrascarpe di Dakar.

Durante la mostra “Together We Art” Laure mi ha raccontato come è nata LP4Y:

È stato l’incontro con i piccoli lustrascarpe di Dakar ad accendere la miccia per cambiare la nostra vita. Ragazzini di 12-13 anni avvicinati da John che discuteva con loro e dava loro consigli per migliorare il loro “piccolo business”, tipo vendere lacci o altro. Questi bambini non chiedevano mai soldi, ma consigli su come sfruttare le opportunità della vita, fare meglio”.

Questo evento ha gettato le basi su cui Laure e John hanno costruito il loro progetto, infatti, come mi ha specificato durante l’intervista la stessa Laure:

Non siamo nell’umanitario, ma nella co-costruzione, parliamo molto di ecosistema, dell’isolamento di questi giovani… noi arriviamo dal mondo dell’impresa non dal sociale, per portare nella dimensione professionale di questi giovani una vera dimensione d’impresa”.

Photo FFG – Laure Delaporte

Trovate la sua intervista integrale (in francese) cliccando questo link

La “second Life” di John.

Nella sua emozionante intervista John mi racconta cosa significa per lui provare a re-inventare il mondo, costruendo una società più sostenibile basata sull’equilibrio delle opportunità:

La vita è super generosa. Io vivo 11 mesi all’anno, da 13 anni, con gente molto povera… ma guarda non è una cosa triste … lo è per quelli che non fanno niente, ma per chi apre il proprio cuore diventa un’opportunità: quella di essere felici grazie alla comprensione dei bisogni del pianeta, che altro non è che il bilanciamento tra tutti. Siamo tutti umani, allo stesso livello, devi mettere il cuore nella tua vita”                                                                                                                              

E per farlo John vive accanto a loro, nei bidonvilles, per capirli meglio, per condividere le loro sofferenze e per aiutarli concretamente a uscire dalla loro difficile situazione.

Photo FFG – John Delaporte

Cliccando qui potrete accedere all’intervista di John (in inglese)

La straordinaria storia di Raisa.

Sono stato molto colpito dalla naturalezza e dall’entusiasmo di una giovane ragazza del Bangladesh che lavora come coach per LP4Y: Raisa.

Un volto pulito, uno sguardo curioso e un sorriso contagioso: Raisa è una vera “catalizzatrice” del messaggio di LP4Y, capace non solo di motivare, ma anche di trascinare e stimolare i giovani a prendere in mano la propria vita e a ridisegnare il proprio futuro.

In Bangladesh ha aperto un Green Village dove ha aiutato tantissime giovani donne tra i 18 e i 24 anni che arrivavano da ambienti sfavorevoli a ritrovare l’autostima guidandole, incoraggiandole e supportandole nel realizzare i propri sogni e progetti professionali.

Photo FFG – Raisa

Per vedere la sua intervista (in inglese) potete cliccare questo link.

Art = Heart.

Parlando di arte, John mi ha dato una visione molto interessante sull’Arte:

nel Buddismo dicono che ci vogliono 7 prospettive per conoscere bene una persona, l’arte è il mezzo più bello per studiare queste varie prospettive”.

È così che è nata l’idea di “Together We Art”, una mostra di beneficienza itinerante che, dopo New York e Parigi, è approdata per la prima volta anche a Roma lo scorso 17 novembre nelle sale di Palazzo Velli a Trastevere.

Un evento che ha coinvolto numerosi artisti nazionali e internazionali che hanno deciso di abbracciare la causa di LP4Y donando le proprie opere con l’intento di raccogliere i fondi necessari per aiutare i giovani sostenuti dall’associazione a incamminarsi verso un futuro migliore.

Justin Bradshaw

Essere tra loro è stato per me davvero molto emozionante, perché ho avuto l’opportunità grazie all’opera di Laure e John di conoscere persone di grande sensibilità artistica, unite dal desiderio di cambiare insieme il mondo e di renderlo un posto migliore.

Benedikt Zeitwille

Questo weekend voglio dedicarlo ai giovani che cercano opportunità e futuro.   

Perché nonostante le difficoltà economiche e sociali in cui vivono, rappresentano la vera ricchezza su cui ricostruire un mondo nuovo, che poggi su basi più solide, eque e sostenibili.

Se siete interessati alla tematica, potete approfondirla su Facebook e Instagram dove ho caricato tutte le immagini sulla mostra “Together We Art” e sui progetti portati avanti da LP4Y.

Apriamo i nostri occhi e cuori.

Oggi è FRAday.

Photo FFG