Le benefiche virtù delle proteine creative.

Alcuni recenti studi accreditati dalla comunità artistica hanno dimostrato che le proprietà del latte creativo sono straordinariamente superiori a quelle del comune latte vaccino. 

Fonte di arricchimento culturale e di stimoli intellettuali, se assunto regolarmente, infatti, è in grado di stimolare l’immaginazione, nutrendo la nostra vita di bellezza e fornendoci tutta l’energia di cui la nostra mente e il nostro corpo hanno bisogno per sentirsi meglio.

Chi mi conosce sa che, oltre ad essere un grande appassionato di vini, sono anche un gran bevitore di latte creativo. Mi è sempre piaciuto gustarlo durante una pausa e l’altra dei miei impegni lavorativi, nei weekend e in tutte le occasioni di stacco ed evasione dalla routine quotidiana. Un vero toccasana per chi come me ha lavorato tantissimi anni in azienda e che ha spesso dovuto alimentarsi di pensieri confezionati e standardizzati.

Il latte creativo è tutta un’altra cosa.

Non si trova sugli scaffali dei supermercati, ma in tutti quei luoghi dove gli artisti si esprimono liberamente e lasciano il loro segno: musei, facciate dei palazzi, gallerie, piazze, centri cittadini, piccoli borghi, ma anche ex aree industriali come quella di Porto Marghera di cui ho parlato in uno dei miei ultimi FRAday.

Il mio long break alla 59° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. 

Visitare la 59° Esposizione Internazionale d’Arte ai Giardini e all’Arsenale di Venezia è stato come ritornare un po’ bambino. Il suo titolo Il Latte dei sogni, mi ha affascinato e incuriosito già prima del mio arrivo, riportando la mia mente ai ricordi di un’infanzia popolata di creature fantastiche e alimentata da un’insaziabile curiosità.

Come spiega Cecilia Alemani, curatrice della Mostra, il titolo è un dichiarato omaggio al libro di favole di Leonora Carrington, in cui “l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé”. 

Un viaggio emozionante e introspettivo che mi ha catapultato in luoghi dove solo l’immaginazione e l’immaginario degli artisti in mostra mi poteva portare, stimolando i visitatori dei vari padiglioni espositivi ad andare oltre l’opera e a interrogarsi sul cambiamento in atto sia fuori che dentro di noi.  

Nel mio percorso nel mondo dei sogni, mi hanno molto colpito le opere scultoree di Simone Leigh esposte nel padiglione USA: un ampio corpus di lavori frutto della sua riflessione sulla razza e del suo studio sulla costruzione della soggettività femminile nera, attraverso l’utilizzo di tecniche scultoree premoderne e contemporanee. 

Un altro spazio che ha attirato la mia attenzione è stato il Padiglione Italia affidato ad un unico artista: Gian Maria Tosatti. A dire il vero, inizialmente ho avuto la classica sensazione di qualcosa di già visto, forse perché è legato al passato industriale che è ancora molto vivo nella nostra memoria ed immaginario collettivo. Le grosse strutture che popolano “Storie della Notte” e “Destino delle Comete” hanno esattamente questo scopo: farci percorrere in modo nostalgico un passato che non esiste più, sulle note del romantico brano “Senza Fine” di Gino Paoli che echeggiano in lontananza.

Dal passato mi sono trovato catapultato nel mondo post apocalittico e privo di umanità di Sandra Mujinga. Una stanza illuminata di luce verde al neon, popolata di strane figure di umanoidi simili a spettri, vestiti di stracci e privati di ogni sostanza.

Per ritrovare un po’ di pace e tranquillità interiore sono entrato nell’emozionante giardino serra dove sono esposte le sculture di Precious Okoyomon realizzate con materiali vivi e disposte sullo sfondo di un campo di piante selvatiche. 

Essendo un appassionato di arte asiatica, non potevo certo perdermi le opere dell’artista coreano Yunchul Kim che ha creato un universo dove le sue installazioni mutano continuamente e sono influenzate da eventi cosmici, atmosfera, luce e natura.

Per non parlare dell’artista giapponese Tetsumi Kudo che attraverso l’uso di colori fluorescenti riesce a rendere sorprendentemente lucente e raffinata ogni forma naturale, trasformando anche un semplice fiore in una straordinaria creazione moderna.

Questo weekend godiamoci un po’ di sana creatività.  

Il percorso fatto in Biennale per essere digerito e interiorizzato meglio va assaporato a piccoli sorsi. Ecco perché ho deciso di condividere questa mia personale esperienza in due distinti FRAday.

Il primo, quello di oggi, dedicato alle esposizioni visitate ai Giardini e all’Arsenale.

Il prossimo, invece, concentrato su due particolari artisti che hanno suscitato in me reazioni ed emozioni contrastanti, di cui non voglio anticiparvi nulla proprio per non rovinarvi l’effetto sorpresa. 

Se ancora non avete fatto il vostro ingresso in Biennale e volete gustarvi un anteprima, troverete il mio tour fotografico sui canali Facebook e Instagram.

Continuate a sognare. Oggi è FRAday.

Photo FFG