Roma me piace ‘na cifra.

Ho avuto la fortuna di vivere in molte città del mondo, di conoscere tanti profili internazionali e di parlare svariate lingue, ma c’è una cosa che non sono mai riuscito ad imparare: il dialetto romanesco

Cercavo di applicarmi in questa attività tra un viaggio e l’altro, facendo lunghe e impegnative full immersion cinematografiche durante i weekend, per provare ad assimilare un po’ di autentica romanità attraverso le celebri e colorite espressioni di Verdone, Sordi e Proietti. Per molto tempo, a causa di questa mia difficoltà “linguistica”, mi sono sentito un po’ come un “turista in patria”.

Ricordo ancora il particolare timbro vocale, “divertito e ciancicato”, del proprietario di un ristorante trasteverino dove stavo cenando vari anni fa con alcuni amici. Non appena mi sentì raccontare che anch’io ero romano, di tutto punto si fermò nel bel mezzo della sala sbottando: “sì vabbè, nun ce credo manco se te vedo alla televisione”. 

Ora che vivo stabilmente a Testaccio mi tocca impararlo davvero, il romanesco, per dimostrà proprio a quel caro signore, che “se po esse romani e amà Roma” pure con la stazza da nordico e con le maniere da francese. 

Beato chi c’ha ‘n occhio.

Sulla bellezza di Roma non si discute. È una città che incanta lo sguardo con la sua luce calorosa e le sue meraviglie a cielo aperto, ma che al tempo stesso acceca chi ci vive e lavora a causa dei suoi grandi limiti e gravi inefficienze. 

Nonostante questo, impossibile non amarla e desiderare una rinascita anche per lei, per poterla apprezzare ancora di più.

Le strade pulite della Svizzera, l’efficienza burocratica dei tedeschi, la cultura dei francesi, la semplicità degli americani, il sound di Londra… Neanche una di queste esperienze vissute all’estero è riuscita a farmi dimenticare la bellezza di Roma. 

Er core nun se sbaja.

Quando si tratta di fare scelte importanti è sempre il cuore a comandare. Per questo ho scelto di vivere a Roma. È la città dove mi sento davvero a casa e che mi fa battere er core soprattutto al tramonto quando i muri dei palazzi storici si tingono magicamente d’arancio e di rosa. 

È qui che gira che te rigira -Londra, Parigi, New York, Francoforte, Washington, Istanbul, Vienna, Ottawa, Lussemburgo, Bruxelles- mi è sempre piaciuto ritornare. E ora che ci vivo davvero, la sento nel petto un po’ come una vittoria, perché come dice un sonetto in romanesco di Stefano Agostino:

Chi s’accontenta, gode … dice er detto, io m’accontento sì d’arzà ‘sta coppa, pe te ch’è ‘na coppetta … quant’è troppa la tua rosicata dentro ar petto… 

Damose ‘na svegliata!

Troppo comodo riposare sugli allori, soprattutto quando si parla di Roma. La sua bellezza non può certo offuscare tutto il resto, mettendolo in secondo piano. La vera sfida per noi che siamo parte della sua cittadinanza e per tutte le sue istituzioni è impegnarsi a trasformarla da città eterna a una vera città del futuro: contemporanea, inclusiva, efficiente, pulita e green. 

Aggettivi che spesso spaventano, perché ormai persino i turisti sono abituati a considerare la sporcizia e la trascuratezza di Roma come un aspetto del suo folklore. Ma chi la ama non può e non deve accontentarsi di questo. 

Facile dire che è bella, ma non fare nulla per preservare e valorizzare le sue bellezze. Altrettanto facile è dire che è tutta colpa di chi la mal governa, se per primi siamo noi a non rispettarla e a disprezzarla. Se continuiamo così, non ci sarà per nessuno “più trippa pe gatti”. 

Roma merita di più da tutti noi. Dai suoi cittadini. Dalle sue istituzioni. E dai milioni di turisti che ogni giorno la visitano. Non è solo questione di civiltà e di decoro urbano ma di rigenerazione culturale, perché come diceva il grandissimo Alberto Sordi:

Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi.

Questo weekend famose un giretto insieme.

Come dice un antico proverbio romano “tutte ‘e strade porteno a Roma”. Una città che ha ispirato e accolto fotografi, registi, artisti, scrittori e poeti provenienti da ogni parte del mondo, attirati dalle sue incredibili bellezze e anche dai suoi intensi e magici colori, come il rosso porpora, l’oro imperiale, il bianco delle statue, il nero dei bronzi, il giallo ocra delle facciate dei palazzi e il verderame.

Tra questi il mio preferito è sicuramente il giallo ocra, vibrante e spensierato in tutte le sue sfumature. Un colore che ho scelto di ribattezzare con il termine di fantasia “Romancio”, per esprimere il suo forte legame con la città. Ranieri, mio fratello gemello, lo amava molto ed è sapientemente riuscito a coglierne l’intensità in ogni suo disegno e tela.

Se avete voglia di scoprire un volto diverso di Roma, ho preparato un particolare tour fotografico dedicato ai colori della città che troverete sui miei canali Instagram e Facebook.

Daje ‘n ‘pò, è FRAday!